Costituzione società
Oggi aprire un’azienda all’estero è diventato sempre più facile per via di diversi fattori:
Partendo da questo presupposto, in questa sezione del sito vogliamo offrire una panoramica completa su come scegliere la nazione dove costituire la nostra società, valutando costi, benefici e rischi.
Partendo da un punto di vista molto preciso: l’Italia e la fiscalità italiana.
Anzitutto è opportuno valutare a fondo se ci sono i presupposti per costituire la società all’estero, in assenza dei quali non abbiamo alternative legali se non la costituzione della società in Italia.
Se siamo amministratori di una società all’estero, ma abbiamo la residenza in Italia o la maggior parte degli interessi aziendali sono in Italia, dobbiamo necessariamente compilare il modello Unico, dichiarando gli utili della società.
In caso di mancata dichiarazione rischiamo che si configuri il reato di esterovestizione, ovvero l’intento illecito di evitare il fisco italiano creando o spostando una società all’estero.
Se rientriamo nella casistica appena citata, dovremmo provare a considerare in maniera fredda e oggettiva la possibilità di aprire una società in Italia. Ci sono senz’altro lati negativi che conosciamo tutti, come:
Ma se abbiamo pazienza e con le dovute accortezze potremmo rivalutare l’opzione.
Sceglieremo di costituire una società in Italia se:
Inoltre una società in Italia, se ben gestita e sana, può risultare molto vantaggiosa a conti fatti. Se abbiamo abbastanza soldi da investire ed abbiamo al nostro fianco un buon studio di commercialisti potrebbe convenirci. Facciamo un esempio: costituire una holding proprietaria di una società non è illegale, e se impostato a dovere il denaro della marginalità depositato nella holding potrebbe non essere tassato dal fisco. Tutto legale, si intende, ma costoso.
Recentemente molte aziende italiane hanno maturato l’intenzione di trasferire la propria società all’estero mentre i giovani oggi sono particolarmente propensi all’idea di iniziare la propria avventura imprenditoriale direttamente all’estero.
Ed è comprensibile. Gli uni e gli altri hanno davanti a sé un ventaglio molto ampio di scelta.
Le variabili da considerare nella scelta sono:
In ogni caso lo scoglio principale da superare è la residenza fiscale. Secondo la legge italiana (art. 2, comma 2 del DPR n. 917/86) sono da considerarsi residenti nel territorio italiano le persone “che per la maggior parte del periodo di imposta sono iscritte all’anagrafe della popolazione residente o hanno nel territorio dello Stato il domicilio o la residenza ai sensi del codice civile”.
Tali residenti sono tenuti a dichiarare in Italia tutti i redditi percepiti, a prescindere dal luogo dove essi siano stati prodotti.
Partendo dal concetto che in questa sezione del sito non vogliamo parlare in alcun modo di strategie illegali (e sul web è pieno), il modo migliore per risolvere questo problema è ottenere la residenza in un altro paese e dichiararla in Italia, iscrivendosi all’AIRE.
A differenza di paesi come gli Stati Uniti d’America, dove molti cittadini negli ultimi anni rinunciano persino alla cittadinanza per evitare problemi con il fisco, in Italia è possibile infatti fare richiesta per essere iscritti al Registro degli Italiani all’Estero sul sito del ministero degli Esteri.
È anche vero che esistono dei trattati specifici tra il governo Italiano e taluni stati esteri al fine di evitare la doppia tassazione, ma li andremo ad analizzare singolarmente.
Ogni giurisdizione ha leggi e regolamentazioni diverse, costi, limiti e difficoltà burocratiche. Pubblicheremo la guida paese per paese, con analisi dei pro e dei contro.
Intanto vi consigliamo di dare uno sguardo al nostro approfondimento sulla costituzione di società in Estonia, considerato da molti il paese più digitalizzato al mondo, ed quello relativo alla costituzione di società nel Regno Unito, una delle mete principali per aprire un’azienda all’estero.
Auguri per la nuova avventura imprenditoriale!